CAMPO SCUOLA 2023
10 -14 LUGLIO
Dalle ore 9,00 alle ore 16,00
Progetto destinato ad un massimo di 30 ragazzi residenti in San Giorgio a Cremano di età compresa tra i 10 e i 13 anni che avranno la possibilità di apprendere e partecipare direttamente alle attività di protezione civile con partecipazione ludico-ricreative attinenti alla prevenzione, previsione e soccorso nell’ambito del volontariato.
Lo stampato per la relativa iscrizione è possibile ritirarlo presso il centro polifunzionale di via Mazzini n. 8 dal 22 giugno al 05 luglio 2023, dalle ore 8,00 alle 20.00.
Per info e iscrizioni: 081 5654 735/742 o mediante consegna dello stampato direttamente in sede – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Assistenza: I minori partecipanti al campo scuola saranno assistiti da personale numericamente adeguato ed appositamente formato. Tutti i minori saranno assicurati per infortunio e responsabilità civile contro terzi.
Parte anche quest'anno il progetto “Angeli dell’Estate”, voluto dall'amministrazione guidata dal sindaco Giorgio Zinno, d'accordo con gli assessorati alla Protezione Civile e alle Politiche Sociali. Volontari in campo fino al 4 settembre, 7 giorni su 7, per aiutare anziani, diversamente abili, malati cronici, bambini e donne in gravidanza. L'obiettivo dell'amministrazione è quello di offrire assistenza materiale e psicologica agli anziani, spesso lasciati soli durante l'estate, intervenendo non solo in caso di malesseri dovuti al caldo eccessivo, ma anche per alleviarli in situazioni di solitudine e impossibilità a svolgere le faccende quotidiane. Lo stesso vale per le categorie appartenenti alle classi disagiate. Tra le attività previste, la protezione civile si occuperà anche, laddove espressamente richiesto, di fare la spesa, ritirare i farmaci, accompagnare i cittadini che ne faranno richiesta presso i laboratori di analisi, segnalare ai servizi socio-sanitari eventuali condizioni di indigenza o pericolo per la salute ma anche solo ascoltare e fare compagnia a persone sole. Inoltre gli Angeli dell'estate sangiorgese avranno anche il compito di scongiurare eventuali incendi, sorvegliando fondi abbandonati dove giacciono sterpaglie secche e provvedere all'approvigionamento di acqua minerale in caso di necessità, anche per strada . Occhio anche agli animali. I volontari monitoreranno anche il territorio per segnalare casi di abbandono di animali, come purtroppo accade nel periodo estivo. Per richiedere l'intervento della Protezione civile è attivo da lunedì 11 luglio il numero verde: 800017366. Gli angeli copriranno i seguenti turni: dal lunedì al venerdì, dalle 8,00 alle 20,00, sabato e domenica dalle 9,00 alle 13,00.
"Anche quest'anno abbiamo disposto assistenza ai nostri cittadini più sfortunati per tutto il periodo estivo - spiega il sindaco Giorgio Zinno - incrementando sempre più le attività di sostegno e garantendo una copertura giornaliera pressocchè totale, grazie alla disponibilità e alla dedizione dei volontari di Protezione Civile. Sono molteplici ogni anno i casi di solitudine e di abbandono - conclude il primo cittadino - che diventano più numerosi nel periodo estivo. Come amministrazione abbiamo il dovere di intervenire per sostenere i nostri cittadini. Possiamo farlo ogni anno, anche in questi periodi dell'anno, grazie alla abnegazione di persone che mettono il proprio tempo a disposizione degli altri e della città, infatti per garantire un servizio ancora più efficiente chiederemo la collaborazione della Croce Rossa e di altre associazioni di volontariato".
D'accordo anche l'assessore Michele Carbone: "La Protezione Civile rappresenta sul territorio di San Giorgio a Cremano una realtà consolidata, pronta ad intervenire in tutte le circostanze di pericolo o di difficoltà. Le attività in programma quest'estate consolidano l'importanza di questa presenza in città".
"Mettiamo un altro tassello che compone il mosaico di servizi ai cittadini - conclude l'assessore alle Politiche Sociali, Giovanni Marino - anche solo la possibilità di avere compagnia quando le città si svuotano per le ferie rappresenta per molte persone un sollievo dalla solitudine e dalla indigenza".
ONDATE DI CALORE
Chi rischia di più
Condizioni di caldo estremo rappresentano un rischio per la salute soprattutto in sottogruppi di popolazione caratterizzati da una limitata capacità di termoregolazione fisiologica o ridotta possibilità di mettere in atto comportamenti protettivi.
Tra le categorie più a rischio:
Alcune condizioni abitative (es. scarsa ventilazione, assenza di aria condizionata) possono causare disagio ed effetti dannosi sulla salute delle persone più a rischio.
Questo è vero particolarmente nelle grandi città dove, per una serie di caratteristiche (superfici asfaltate, cemento degli edifici, scarsità di copertura vegetale), la temperatura, sia in estate che in inverno, è più alta rispetto alle zone rurali vicine.
Gli effetti del caldo possono inoltre essere più gravi per la presenza di elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici.
Persone anziane
Gli anziani, soprattutto se malati cronici (cardiopatici, diabetici etc.), sono le persone più a rischio di complicanze a causa di una maggiore sensibilità al calore, di una riduzione dello stimolo della sete e di una minore efficienza di meccanismi della termoregolazione.
Gli anziani, pertanto potrebbero avere una minore capacità di difendersi dal caldo, soprattutto se si trovano in uno stato di ridotta mobilità.
Cosa fare
Se si è in difficoltà, non esitare a chiedere aiuto a conoscenti e vicini di casa.
Tenere sempre una lista di numeri di telefono di persone da contattare in caso di necessità ed evidenziare i numeri utili da chiamare nelle emergenze (ambulatorio medico, guardia medica, 118).
Neonati e bambini
Il lattante ed il bambino a causa di una minore capacità di termoregolazione e per l’incapacità di esprimere eventuali disagi legati alle condizioni ambientali, sono maggiormente esposti al rischio di un aumento eccessivo della temperatura corporea e ad una disidratazione, con possibili conseguenze dannose sul sistema cardiocircolatorio, respiratorio e neurologico.
Cosa fare
Se il bambino manifesta qualcuno dei seguenti sintomi: nausea, vomito, debolezza muscolare, affaticamento, mal di testa, stato confusionale, febbre potrebbe trattarsi di un colpo di calore. Chiamare immediatamente il soccorso medico.
I bambini affetti da diarrea e febbre sono più esposti al rischio di disidratazione e, dunque, devono bere molti liquidi. Leggi l'opuscolo Consigli per lattanti e bambini piccoli.
Donne in gravidanza
In gravidanza, l'organismo femminile va incontro ad una serie di cambiamenti fisiologici: l’aumento del volume del sangue materno per un adeguato flusso sanguigno alla placenta, richiede una sufficiente idratazione. Il caldo può essere causa di disidratazione, con la perdita, attraverso la sudorazione, di liquidi e sali minerali, preziosi per l’equilibrio materno-fetale.
Le donne che soffrono di malattie croniche o quelle che hanno patologie della gravidanza, come la pressione alta o il diabete in gravidanza, possono essere più a rischio di parto prematuro.
Cosa fare
In presenza di sintomi di disidratazione è opportuno reintegrare i liquidi persi bevendo acqua in abbondanza o altre bevande. Se i sintomi non migliorano, e comunque, per ogni dubbio o chiarimento, contattare il proprio ginecologo o il medico di fiducia. Leggi l'opuscolo Estate sicura Come vincere il caldo in gravidanza.
Persone con malattie croniche
Persone affette da disturbi psichici
Le persone che soffrono di disturbi psichici possono essere più vulnerabili perché a causa del loro minore grado di consapevolezza del rischio possono assumere comportamenti inadeguati. Inoltre, è bene ricordare che questo gruppo di persone fa abituale uso di farmaci e ciò può aggravare gli effetti indotti dall’eccesso di calore.
Cosa fare
I familiari o chi si prende cura di questi persone, devono controllarne le condizioni di salute, accertando che l’idratazione e l’alimentazione siano adeguate, verificare l’assunzione dei farmaci ed eventualmente ricontattare il medico curante per rimodulare la terapia.
Persone con ridotta mobilità e/o non autosufficienti
Le persone non autosufficienti sono particolarmente a rischio poiché dipendono dagli altri per regolare l’ambiente in cui si trovano e per l’assunzione di liquidi.
Cosa fare
I familiari o chi si prende cura di questi persone, devono controllarne le condizioni di salute, accertando che l’idratazione e l’alimentazione siano adeguate, eventualmente contattando un medico in presenza di peggioramento delle condizioni di salute.
Persone che assumono regolarmente alcuni tipi di farmaci
Alcuni farmaci possono favorire disturbi causati dal caldo, perché interferiscono con i meccanismi della termoregolazione o perché influenzano lo stato di idratazione del soggetto. Ad esempio i farmaci assunti per:
Cosa fare
Occorre segnalare al medico qualsiasi malessere, anche lieve, che sopraggiunga durante una terapia farmacologica. Si consiglia di consultare il proprio medico di famiglia per adeguare eventualmente la terapia.
Non devono essere sospese autonomamente terapie in corso: una sospensione, anche temporanea, della terapia senza il controllo del medico può aggravare severamente uno stato patologico.
Persone che fanno uso di alcol o droghe
L’uso di alcol e oppiacei incrementa la vasodilatazione cutanea e aumenta la sudorazione, riducendo la temperatura corporea ma aumentando il rischio di disidratazione. Inoltre l’alcol agisce come un potente diuretico portando ad un’ulteriore eccessiva perdita di liquidi e disidratazione.
Cosa fare
Si raccomanda quindi di assicurare, un’adeguata idratazione e trascorrere le ore più calde della giornata in luoghi freschi e ventilati
Persone che svolgono un lavoro intenso o vivono all’aria aperta
Le persone che svolgono un’intensa attività fisica all’aperto (es. lavoratori agricoli o altre categorie di lavoratori, atleti professionisti o dilettanti) sono maggiormente a rischio di sviluppare uno dei disturbi associati al caldo e sono più esposti anche agli effetti di alte concentrazioni di ozono.
Cosa fare
Iniziare l’attività fisica in maniera graduale, per dare modo all’organismo di adattarsi alle condizioni ambientali.
Alternare momenti di lavoro con pause prolungate in luoghi rinfrescati, per assicurare un adeguato reintegro dei liquidi e dei sali dispersi con la sudorazione.
Persone con condizioni socio-economiche disagiate
La povertà e la solitudine possono ridurre la consapevolezza dei rischi e limitano l'accesso alle soluzioni di emergenza. Chi è più povero o più isolato, inoltre, ha minori possibilità di spostare temporaneamente il proprio domicilio in zone più favorevoli e minori possibilità di condizionare l'aria della propria abitazione.
Cosa fare
Se si è in difficoltà, non esitare a chiedere aiuto a conoscenti e vicini di casa.
Tenere sempre una lista di numeri di telefono di persone da contattare in caso di necessità ed evidenziare i numeri utili da chiamare nelle emergenze (ambulatorio medico, guardia medica, 118).
Per approfondire leggi:
Data di pubblicazione: 10 maggio 2007 , ultimo aggiornamento 15 giugno 2016
Fonte: Ministero della Salute - Dipartimento Protezione civile
San Giorgio a Cremano. Disegno di legge sul rischio Vesuvio: il Senatore Cuomo e il sindaco Zinno in prima linea
SAN GIORGIO A CREMANO. In Villa Bruno presentato il disegno di legge sulle disposizioni per la mitigazione del rischio vulcanico e pianificazione degli interventi di protezione civile nell’area vesuviana, proposto dal senatore Vincenzo Cuomo, al quale ha preso parte anche il sindaco Giorgio Zinno: “Abbiamo constatato- ha scritto il parlamentare porticese su Facebook - la necessità di agire su due fronti: da una parte mettere in campo azioni condivise dai comuni vicini tra loro: San Giorgio, Portici, Ercolano e gli altri territori vesuviani (anche per ciò cheriguarda la formazione dei piani urbanistici comunali) e dall’altra l’esigenza di accelerare la redazione di un piano nazionale che sia organico tra i territori esposti al rischio Vesuvio”.
Soddisfazione per l’organizzazione dell’evento è stata espressa anche dal primo cittadino sangiorgese: “A San Giorgio già da tempo, inoltre, sono in atto percorsi di informazione e formazione sul Vesuvio: – ha continuato Zinno – incontri nelle scuole organizzati dalla Città dei Bambini, attraverso i quali stiamo insegnando ai più piccoli che il vulcano non è solo un nemico ma anche una risorsa da valorizzare; un piano di Protezione Civile, nel quale è previsto cosa fare e come comportarsi in casi di calamità, tra cui l’eruzione del Vesuvio; e la collaborazione con l’ Esercito Italiano, grazie alla presenza del II Fod nella nostra città con il quale stiamo mettendo in campo un progetto per effettuare prove di evacuazione. San Giorgio è al lavoro anche in questo ambito, con una programmazione che necessita però di un interlocutore a livello nazionale. Sono convinto che il senatore Enzo Cuomo, grazie al suo recente passato da sindaco, si farà portavoce delle nostre attività e delle nostre richieste”.
Il soccorso alla popolazione in emergenza è l’attività che identifica la funzione principale della protezione civile, anche se negli anni le competenze del sistema si sono estese allo sviluppo della conoscenza dei rischi e alle azioni per evitare o ridurre al minimo i danni delle calamità.
La legge n. 225 del 1992 - che istituisce il Servizio Nazionale - definisce le attività di protezione civile: previsione e prevenzione dei rischi, soccorso alla popolazione colpite, contrasto e superamento dell’emergenza, e mitigazione del rischio. Alle attività di protezione civile concorrono diverse amministrazioni e istituzioni, pubbliche e private, che la legge individua quali componenti e strutture operative del Servizio Nazionale.
In ordinario. Le componenti e strutture operative del Servizio Nazionale sono impegnate, per i diversi ambiti di competenza e responsabilità, in attività di previsione e nella programmazione di azioni di prevenzione e mitigazione del rischio. In questo processo è centrale il coinvolgimento della comunità tecnico-scientifica, attraverso la rete dei Centri funzionali - che realizzano quotidianamente, a livello centrale e regionale, attività di previsione, monitoraggio, sorveglianza e allertamento - e dei Centri di competenza, strutture che svolgono ricerca o forniscono servizi di natura tecnico-scientifica per finalità di protezione civile. Comuni, province e prefetture si dedicano inoltre all’aggiornamento dei piani di emergenza, strumenti indispensabili di prevenzione, sulla base delle linee guida e agli indirizzi regionali e nazionali. Anche il singolo cittadino, in quanto componente del Servizio Nazionale, ha un ruolo di primo piano nelle attività di prevenzione dei rischi. Obiettivo delle attività ordinarie di diffusione della conoscenza di protezione civile e di sensibilizzazione della popolazione è proprio formare un cittadino più consapevole e preparato.
In emergenza. Quando un evento colpisce un territorio, il Sindaco - unica Autorità di protezione civile nell’ambito del Servizio Nazionale - ha il compito di assicurare i primi soccorsi alla popolazione, coordinando le strutture operative locali sulla base del piani comunali di emergenza (evento di tipo “a”). Se i mezzi e le risorse a disposizione del Comune non sono sufficienti a fronteggiare l’emergenza, intervengono la Provincia, la Prefettura - Uffici territoriale del governo, e la Regione, che attivano le risorse disponibili sui territori di propria competenza (evento di tipo “b”). Nelle situazioni più gravi, su richiesta del Governo regionale, subentra il livello nazionale, con la dichiarazione dello stato di emergenza (evento di tipo “c”): il coordinamento degli interventi viene assunto direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che opera attraverso il Dipartimento della Protezione Civile. È in questi casi che il Servizio Nazionale viene impegnato in tutte le sue componenti e strutture operative.
Previsione
L'attività di previsione punta a identificare gli scenari di rischio e, quando possibile, a preannunciare, monitorare, sorvegliare e a vigilare in tempo reale gli eventi e i livelli di rischio attesi.
Prevenzione
L'attività di prevenzione punta a evitare, o ridurre al minimo, i danni in caso di calamità. Sono strumenti di prevenzione: l'allertamento, la pianificazione d'emergenza, la formazione, la diffusione della conoscenza di protezione civile, l'informazione alla popolazione e l'applicazione della normativa tecnica.
Soccorso
L'attività di soccorso consiste negli interventi di prima assistenza alle popolazioni colpite da calamità
Superamento dell'emergenza
Il superamento dell'emergenza consiste nell'insieme delle iniziative necessarie per rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita
La protezione civile nata per il soccorso in emergenza, ha sviluppato negli anni sistemi di previsione e prevenzione dei fenomeni per proteggere la vita dei cittadini e il patrimonio delle comunità. Grazie alla collaborazione con enti, istituti e gruppi di ricerca il Dipartimento della Protezione Civile ha promosso studi e ricerche per migliorare la conoscenza del territorio, valutare la portata dei fenomeni e sviluppare strategie innovative per il contenimento dei danni.
Sistema di allertamento nazionale. Al Sistema di allertamento concorrono sia il Dipartimento di Protezione civile sia le Regioni e le Province autonome attraverso la Rete dei Centri funzionali, costituita dai Centri Funzionali decentrati ( uno per Regione) e dal Centro Funzionale centrale ( presso il Dipartimento). Spetta proprio alla rete dei Centri funzionali svolgere quell’attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici che rende possibile la prefigurazione dei possibili conseguenti scenari di rischio. L’allertamento del Sistema di protezione civile, ai vari livelli territoriali, è invece compito e responsabilità dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome o dei soggetti da loro delegati (per esempio il Direttore della Protezione civile regionale).
Zone d’allerta. Ai fini della previsione e della prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico, secondo la direttiva del 27 febbraio 2004, le Regioni e le Province autonome, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento, hanno suddiviso e/o aggregato i bacini idrografici di propria competenza in zone di allerta, ovvero in ambiti territoriali omogenei per gli effetti idrogeologici e idraulici attesi, a seguito di eventi meteorologici avversi.
Soglie e livelli di criticità. Per ciascuna zona di allerta, le Regioni e le Province autonome, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento, hanno identificato alcuni possibili precursori, o indicatori, del possibile verificarsi di fenomeni di dissesto e ne hanno determinato i valori critici (es. un'intensa precipitazione in grado di provocare smottamenti o frane), in modo da costruire un sistema di soglie di riferimento. A questo sistema di soglie corrispondono degli scenari di rischio, distinti in livelli di criticità crescente: ordinaria (es. smottamenti localizzati, allagamenti di sottopassi, rigurgiti fognari, ma anche fenomeni localizzati critici come piene improvvise e colate rapide); moderata (es. esondazioni ed attivazione di frane e colate in contesti geologici critici); elevata (estese inondazioni e frane diffuse).
Livelli di allerta. Sulla base delle valutazioni e dei livelli di criticità dichiarati, al Presidente della Regione compete l’allertamento del Sistema di protezione civile locale, secondo determinati livelli di allerta che vengono comunicati anche al Dipartimento della Protezione Civile. I diversi livelli di allerta rappresentano le fasi codificate di attivazione delle strutture che comportano la messa in atto di azioni di prevenzione del rischio e gestione dell’emergenza. E’ al Sindaco che compete l’attivazione di quanto previsto nel proprio Piano di protezione civile e, in particolare, l’informazione alla popolazione. Al Dipartimento compete l’informazione e l’allertamento delle componenti statali e delle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile.
La conoscenza del territorio e delle soglie di pericolo per i vari rischi costituisce la base, oltre che per le attività di previsione, per definire gli stati di attivazione - attenzione, preallarme e allarme, per i rischi prevedibili, a cui corrispondono determinate procedure nella pianificazione di emergenza.
È compito delle componenti di protezione civile, ai vari livelli, individuare gli interventi utili a ridurre entro soglie accettabili la probabilità che si verifichino eventi disastrosi, o almeno a limitare il possibile danno. Tra queste azioni è fondamentale l’informazione alla popolazione e l’indicazione dei comportamenti da adottare in relazione ai rischi di un determinato territorio. Come previsto dalla legge n. 265 del 1999 è competenza del Sindaco - quale prima autorità di protezione civile - informare la popolazione sulle situazioni di pericolo per calamità naturali.
Programmi di previsione e prevenzione. I programmi di previsione e prevenzione sono lo strumento per individuare le priorità di intervento e i tempi con cui attuare azioni di protezione civile, in funzione della pericolosità di un evento, della vulnerabilità del territorio e della disponibilità finanziaria. Il Dipartimento della Protezione Civile dà linee guida per la preparazione dei programmi di previsione e prevenzione, sono poi gli enti locali, in particolare le Province e i Comuni, a metterli in pratica con attività di previsione e interventi di prevenzione.
Le attività di prevenzione vanno dall’individuazione dei rischi del territorio alla realizzazione di sistemi per ridurre il rischio. È il caso, ad esempio, della classificazione sismica del territorio italiano che ha permesso di delineare le norme antisismiche per la costruzione degli edifici.
Piani di emergenza. I programmi sono il presupposto per la definizione dei piani di emergenza, cioè le procedure operative da attuare quando si verifica un evento in un determinato scenario. I piani di emergenza sono distinti per rischio e riferiti ad aree specifiche del territorio italiano. Al Dipartimento compete la pianificazione di emergenza per eventi "attesi", che per natura ed estensione richiedono l'intervento degli organi centrali dello Stato. Le Regioni danno linee guida per la preparazione dei piani provinciali per gli eventi di tipo b, e i Comuni predispongono i piani per eventi di tipo a, a seconda dei rischi del loro territorio. In base a quanto previsto dalla legge n. 100 del 2012, i piani comunali di emergenza devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati.
Informazione, formazione ed esercitazioni. Uno degli aspetti centrali della prevenzione è sensibilizzare la popolazione sui rischi del territorio, su cosa fare in caso di pericolo, e su come agevolare i soccorsi durante una calamità. A questo proposito il Dipartimento della Protezione Civile promuove campagne e attività di informazione, anche con la collaborazione di altre istituzioni e associazioni.
Il Dipartimento promuove anche attività di formazione, in stretta collaborazione con gli enti territoriali per favorire la crescita di una “cultura di protezione civile”. Le attività sono rivolte al volontariato, ai "livelli territoriali competenti" cioè regioni, province, comunità montane e comuni e alla scuola.
Anche con le esercitazioni si realizzano attività di prevenzione perché vengono valutate l’efficacia e la validità di un modello di intervento per fronteggiare un’emergenza, i piani, le procedure decisionali e la gestione dell’informazione. Le esercitazioni vengono promosse ad ogni livello del Servizio Nazionale, e quando organizzate dal Dipartimento prevedono anche il coinvolgimento di altri paesi.
Con la legge n. 100 del 2012 – che va ad esplicitare le singole attività di prevenzione volte a evitare o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi – per la prima volta si parla chiaramente di allertamento, pianificazione, formazione, diffusione della conoscenza di protezione civile, informazione alla popolazione, applicazione della normativa tecnica e di esercitazioni.
Compito del Servizio nazionale della protezione civile è agire in modo da ridurre al minimo il tempo che intercorre tra una calamità e i primi soccorsi e interventi. A questo proposito è attiva nel Dipartimento della Protezione Civile una sala operativa di monitoraggio, denominata Sistema, in funzione 24 ore su 24, che ha il compito di raccogliere, verificare e diffondere le informazioni alle componenti e alle strutture operative, sia a livello centrale che locale.
Quando si verifica una calamità, Sistema raccoglie le informazioni sulla portata dell'evento e valuta se le risorse locali siano sufficienti a farvi fronte.
Eventi di protezione civile. Per identificare più facilmente quale componente della protezione civile deve mobilitarsi per prima, la legge 225 del 1992 all’art. 2 ha classificato gli eventi, secondo estensione e gravità, in tre tipi:
· eventi a: eventi naturali, connessi con l’attività dell’uomo, su cui possono intervenire singoli enti e amministrazioni in via ordinaria.
· eventi b: eventi naturali, connessi con l’attività dell’uomo, che comportano l’intervento coordinato di più enti e amministrazioni in via ordinaria.
· eventi c: calamità naturali o connesse con l'attività dell'uomo che in ragione della loro intensità ed estensione devono, con immediatezza d'intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo.
Piani di emergenza. Per garantire una risposta efficace alle calamità, agli enti locali spetta la pianificazione per la gestione dell’evento, che individua gli scenari di rischio del territorio, la strategia e il modello di intervento, le responsabilità e il sistema di scambio di informazioni tra sistema centrale e periferico. Il Dipartimento della Protezione CIvile definisce i criteri generali per la pianificazione di emergenza e li indirizza alle Regioni, che danno indicazioni per la preparazione dei piani provinciali e comunali. Province e Comuni predispongono i piani a seconda dei rischi del loro territorio.
Coordinamento delle attività nei centri operativi. Ai vari livelli territoriali e funzionali, il coordinamento segue i principi del metodo Augustus, che permette una gestione semplice e flessibile dell'emergenza. Gli organi di coordinamento sono i "centri operativi", organizzati in funzioni di supporto, associate a diversi settori di attività e di intervento, es. “Tecnica e pianificazione” o “Volontariato”. Per ciascuna funzione è individuato un responsabile che, in situazione ordinaria, provvede all’aggiornamento dei dati e delle procedure in emergenza, in emergenza invece coordina e garantisce il raccordo con le diverse funzioni.
Attivazione del Dipartimento. In base alla situazione prevista o in atto, il centro di coordinamento Sistema, attivo presso la Sala Situazione Italia, assume diversi gradi di attivazione, chiamati Stati di configurazione, secondo una procedura interna. In caso di eventi di tipo c, la Sala Operativa si configura come Unità di crisi e viene convocato il Comitato operativo, che ha il compito di indirizzare e coordinare l’intervento in emergenza.
Negli ultimi anni con il lavoro sistematico e l'iniziativa delle strutture decentrate soprattutto a livello regionale, si sono ridotti i tempi medi di soccorso. È anche aumentata la conoscenza delle azioni necessarie e la capacità di operare per ridurre il danno alle persone, alle cose, al patrimonio artistico e ai beni culturali e i tempi per il ripristino delle normali condizioni di vita nelle zone disastrate.
Nella gestione delle emergenze di tipo c, il Dipartimento della Protezione Civile ha la funzione di coordinamento per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita. Con ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono individuate le iniziative, i fondi e i responsabili della gestione del post-emergenza, come Commissari delegati o Soggetti attuatori.
Il Dipartimento promuove queste iniziative in collaborazione con i Governi regionali e le altre amministrazioni competenti, e in linea con i programmi di tutela e risanamento del territorio. Le azioni variano in base al tipo di rischio e all’entità dell’evento e comprendono le diverse azioni necessari al ripristino delle normali condizioni di vita.
Ad esempio, per l'emergenza Terremoto Abruzzo, una delle attività fondamentali è stato il rilevamento dell’agibilità delle costruzioni e l'organizzazione e gestione della fase post-terremoto con la costruzione di abitazioni provvisorie, e la realizzazione di scuole ed edifici pubblici temporanei per garantire la ripresa della normalità.
fonte sito Protezione civile Nazionale